2023
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I dischi in evidenza...2023
I dischi in evidenza: in questa sezione del sito, troverete le recensioni delle più interessanti (a mio personalissimo avviso!) novità discografiche, suddivise per anno di pubblicazione!
DYER DAVIS
"Dog bites back"
Wild Roots Rec. (USA) - 2023
Let me love you/Walk away my blues/Water into wine/Cryin' shame/Train wreck/Lifting up my soul/Long way to go (feat. Victor Wainwright)/Wind is gonna change/Dog bites back/Angels get the blues/These walls/Don't tell my mother/AKA
Dyer Davis: altro a dire un ventitreenne cantante e chitarrista della Florida alla sua opera prima, la cui già convincente, piena rotondità di risultato rende sorprendente e quasi incredibile il doverla considerare solo l’esordio che invece è.
Svezzato, dal padre, a latte e british blues-rock d’epoca - non stupisca, quindi, l’apertura del disco con quella Let Me Love You a firma di Jeff Beck e Rod Stewart! - a dispetto dell’età e a giudicare dalla fiorita maturità di Dog Bites Back, Davis appare musicista fatto e finito. Sebbene abile chitarrista, è la sua voce a catturare l’ascolto. Creatura canora proprietaria di uno strumento rapace e multi fronte, un po’ Robert Plant, un po’ Frankie Miller e il po’ restante Chris Cornell - ascoltare, a tal proposito, l’evangelica Water Into Wine o Wind Is Gonna Change per convincersene! - si mette alla prova su un repertorio pressoché inedito e ritagliato a misura sulla sua persona, fatto di muscoli tesi, nascosti sotto lucenti tessuti anche di raffinate fattezze. Equilibrato nel suo mescolare una lirica tipicamente blues con ritmiche e sonorità più affini al rock, Dog Bites Back usufruisce della sapiente coproduzione di Billy Chapin e Stephen Dees nonché di un supporto orchestrale che annovera tra le proprie fila, oltre gli stessi Chapin e Dees, il pluripremiato Victor Wainwright (suoi, il piano e la seconda voce in quel meraviglioso esperimento transgenico tra rock e New Orleans che è Long Way To Go), il trombettista Doug Woolverton e, di tutti il meno avvezzo al genere, Mark Earley il cui sax ha frequentato con maggiore assiduità ambienti R’n’B che non questi.
La scrittura, pure, non lascia trasparire ombre o incertezze e ben si incastra, come l’ultimo pezzo di un puzzle, in quell’immagine finale che emerge e viene messa a fuoco, direi, con grande cura. G.R.