Bruce "Mississippi" Johnson - The Deal, Baby - Macallè Blues

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Bruce "Mississippi" Johnson - The Deal, Baby

Recensioni

Il disco raccontato da...

Bruce "Mississippi" Johnson

BRUCE "MISSISSIPPI" JOHNSON

"The deal baby"

Self Release (Uk) - 2017

Let it rain (intro)/That's the deal, baby/I can't shake the blues/Years, tears/You been workin' mojo/I'm gonna bring your game down/Freak on or die/No good/I'll bleed/The neighbour next door/See you tomorrow/Let it rain (outro)

Nato nel profondo sud degli Stati Uniti (da qui il suo soprannome), Bruce 'Mississippi' Johnson, dopo anni di gavetta come cantante interprete e una formativa esperienza come voce solista nella band (The Memphis Blues Caravan) del bassista delle blues stars, Big Joe Turner, esordisce in qualità di autore di rango oltre che, ovviamente, cantante col suo primo The Deal Baby, riuscito esempio di levigato funky-soul contemporaneo.
Baritono quieto, ricco e pastoso, timbricamente imparentato con voci come quella di un Low Rawls parla, con  Macallè Blues, di questo suo esordio discografico...

Macallè Blues: per prima cosa, vediamo di conoscerti meglio. Raccontami qualcosa dei tuoi esordi come cantante e della tua biografia artistica.
Bruce "Mississippi" Johnson: ho cominciato a cantare da adolescente quando vivevo a Indianapolis, nell'Indiana, con mio padre. Il passaggio dal Mississippi, dove ero nato, a Indianapolis è stato duro sotto molti aspetti; ho dovuto lottare per ambientarmi e, se devo dire, la prima volta che mi sono veramente sentito riconosciuto come persona è accaduto grazie alla mia partecipazione come cantante a un talent show che si era tenuto presso il liceo che frequentavo. Tutto ciò ha aumentato la mia autostima e la fiducia in me stesso e la sensazione di accettazione che provai all'epoca non mi ha mai abbandonato.
MB: quali sono i cantanti blues o soul che pensi ti abbiano ispirato maggiormente?
BMJ: difficile a dirsi; certamente Al Green è stato uno dei miei cantanti soul preferiti durante la mia giovinezza. E poi potrei dirti James Brown, Aretha Franklin e Jackie Wilson che, tra l'altro, era cugino primo di mia madre. Gil Scott Heron e Lou Rawls, invece, sono entrati nella mia vita successivamente, durante il periodo che ho trascorso nei Marines, ma devo riconoscere che entrambi hanno avuto uno stile musicale e un repertorio di canzoni con i quali mi sono naturalmente relazionato come cantante sicché è stato altrettanto naturale che le loro canzoni entrassero a far parte del mio repertorio quando ho cominciato a cantare professionalmente. Cominciando, poi, ad ascoltare blues, B.B. King, Albert King, Little Milton e Bobby Blue Bland, per citarne alcuni, sono stati quelli che mi hanno ispirato e sui quali ho focalizzato di più la mia attenzione.
MB: se non sbaglio, 'The Deal Baby' è il tuo primo album e mostra alcuni aspetti che balzano subito all'orecchio fin dal primo ascolto: uno, è costituito dal fatto che questo cd è interamente formato da brani originali, buona parte dei quali affrontano i temi dell'amore e delle relazioni interpersonali, mentre altri trattano di aspetti della vita moderna il tutto, però, trattato con arguzia e con testi non banali e, talvolta, ironici. Penso, per esempio, a 'That’s the deal'  , 'Years, tears', 'I’m gonna bring your game down' o 'You been workin’ mojo'. Sembri tradurre in canzone il tuo sguardo acuto sulla vita: come pensi si sia sviluppato in tal senso il tuo stile di scrittura?
BMJ: attraverso il vivere e il restare in contatto con ciò che sento e, quindi, trovando il modo di mettere su carta queste esperienze. Quando parli dei miei differenti approcci nell'esprimere me stesso, devo riconoscere che questo deriva principalmente dallo humour e dall'arguzia di buona parte tra i migliori testi di blues! E devo dare credito di questo anche al fatto che io parlo un fluente francese e un discreto italiano. La bellezza di queste due lingue ha contribuito ad aprirmi la mente e mi ha indotto a infrangere certe regole e questo ha avuto un riflesso nella mia scrittura. Sì, The Deal Baby è il mio primo disco e mi è costato tanto tempo e lavoro. Sono sempre stato un appassionato di grandi canzoni e, per molti anni, ho cantato grandi canzoni scritte da grandi autori e sono convinto che ciò abbia giovato molto al mio modo di scrivere. Sono affascinato dalla maniera in cui una storia viene descritta, così come dai dettagli del percorso attraverso cui si svolge il racconto. Io lotto sempre per fare in modo che i miei ascoltatori possavo vedere e sentire le storie che provo a raccontare attraverso le canzoni.
MB: un altro aspetto significativo ed evidente è, certamente, la tua voce. Tu possiedi un baritono ricco, colorito che ricorda, per esempio, a un giovane Lou Rawls, per dirne uno; tu non punti molto sulla potenza vocale o sulle dinamiche modulatorie preferendo di più mantenerti su un modo di cantare morbido e quieto. Come descriveresti il tuo stile vocale e a quale cantante pensi che il tuo stile si avvicini di più?
BMJ: non mi confronto con altri cantanti perchè sono troppo impegnato a tirare fuori il meglio da me stesso. Per quanto riguarda questo album, come ci siamo messi a tavolino a scrivere le canzoni, sono stati la progressione degli accordi così come le linee di basso e batteria a ispirare il mio modo di cantare. Quindi direi che il mio temperamento come cantante dipende fondamentalmente da ciò che canto. Un tempo ero impegnato in un progetto di heavy rock-blues che, purtroppo, non ha mai visto la luce dove, però, la musica richiedeva che io spingessi la mia voce ben oltre quella che è la mia 'comfort zone' ed è ciò che ho fatto quando è stato necessario. Conosco più di trecento canzoni che ho interpretato nel corso degli anni e sono canzoni che spaziano da Jimi Hendrix a Frank Sinatra e ognuna di quelle canzoni richiede una sua propria, specifica interpretazione vocale. Questo disco, invece, The Deal Baby, è semplicemente un viaggio nel funky più raffinato.
MB: questo cd sembra concepito per mettere la tua voce al centro dell'attenzione. Ci sono pochi e brevi assolo strumentali (ad eccezione di qualche intervento qua e là delle tastiere) e tutto sembra essere lì per sottolineare e supportare il tuo canto. E' stata una scelta precisa e voluta questa o è stato qualcosa che è accaduto spontaneamente?
BMJ: tutte le canzoni del disco sono state scritte su una tastiera e il nostro obbiettivo era quello di concentrarci sulle storie: era più necessario raccontare che dare spazio ad assolo strumentali. Se fossi un cantante chitarrista, per esempio, sicuramente avrei voluto dare spazio anche alla chitarra per mostrare quest'altra parte di me. Quindi, tutto è accaduto naturalmente; ma, quando suono dal vivo, adoro lasciare spazio ai miei musicisti perchè possano esibirsi in assolo e dare il loro tocco personale alla musica.
MB: ancora a proposito della tua voce, potremmo dire che tu non sei un cantante che ama correre rischi. Intendo dire che sei solito rimanere molto vicino alla melodia del brano piuttosto che osare voli armonici o abbellimenti che, certamente, costituiscono un bagaglio tecnico ben più affine ai cantanti di jazz per esempio...
BMJ: sono un cantante la cui priorità è quella di comunicare, al di là del correre rischi, vocalmente parlando. Ci sono già abbastanza cantanti impavidi in giro; personalmente, preferisco prendere un testo e una melodia forti ed esprimerle con autenticità, passione e convinzione piuttosto che correre rischi, come dici tu! I miei cantanti preferiti sono quelli che sanno muovere una montagna col più piccolo dei sussurri.
MB: ad accompagnarti nel cd c'è davvero un'ottima band con fiati e gli arrangiamenti dei brani sono molto efficaci, accurati e moderni: chi ha scritto gli arrangiamenti e cosa mi dici dei singoli musicisti del gruppo?
BMJ: ti ringrazio per avermelo chiesto! Gli arrangiamenti li abbiamo scritti Johan Dalgaard e io, tranne quelli dei fiati che sono stati scritti principalmente da Johan dopo aver registrato le parti della sezione ritmica. Relativamente alla band, ho coinvolto un paio di amici coi quali avevo già lavorato durante gli anni in cui facevo jazz, funk e rock; e Johan stesso ha coinvolto un paio di amici suoi che non avevo mai conosciuto prima. Abbiamo, poi, completato la band coinvolgendo entrambi altri musicisti di nostra rispettiva conoscenza, coi quali avevamo già lavorato: Max Garoute alla batteria, Henri Dorina e Kim Yarborough al basso, Pat West e Eric Sauviat alle chitarre, Johan Dalgaard alle tastiere, Ron Baker alla tromba e Davyd Johnson al sax.
MB: Musicalmente parlando, 'The Deal Baby' è un elegante album di funky-soul più che di blues e rimanda, per così dire, a qualcosa che può essere ascoltato più facilmente nell'elegante club di una grande città piuttosto che in un juke joint del Mississippi. Ma credo che un contesto del genere sia ben più confacente al tuo tipo di voce e renda l'album più radiofonico, offrendo la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto...
BMJ: Sì, non è la prima volta che sento dire una cosa del genere, ma mi sta bene così, perchè voglio che la mia musica raggiunga più gente possibile. Io sono quello che potrei definire un contemporaneo artista blue-soul (proprio come il colore). Il blues del passato, sebbene costituisca le fondamenta di molta musica contemporanea, resta un patrimonio del passato, come il jazz e il rock e così come le difficoltà che quei musicisti hanno dovuto affrontare nel corso della loro vita e i loro stessi stili di vita. Sebbene tutto ciò abbia contribuito molto allo sviluppo di quei generi musicali, non può essere dupplicato. Quindi, piuttosto che perder tempo nel tentativo di rifare ciò che non può essere rifatto, che 'club di città' sia!
MB: ora diamo un'occhiata ai brani. Se devo pensare di nuovo alla radiofonicità, c'è almeno una canzone che viene subito in mente perchè ha, a mio avviso, un forte potenziale radiofonico, ed è  'No Good'...
BMJ: Sono perfettamente d'accordo! Ho amato quella canzone fin dal primo momento in cui abbiamo cominciato a scriverla e, di più, ancor prima che terminassimo di scriverla. Descrive una situazione nella quale mi sono trovato molte volte in vita mia; quella situazione in cui, in nome dell'amore, sei disposto a fare cose davvero poco amorevoli. L'amore o la carenza d'amore possono rendere le persone così disperate, a volte, tanto da indurle a comportamenti incauti e indegni di quello stesso amore che vanno inseguendo.
MB: 'The Neighbour Next Door' è un altro incalzante brano contemporaneo: cosa mi dici questa canzone?
BMJ: questa canzone mi è stata ispirata da un'esperienza nella quale mi sono trovato coinvolto con quella che, all'epoca, era la mia fidanzata (un'attrice) e un'altra coppia di "amici". La mia fidanzata aveva una tresca con il ragazzo (attore a sua volta) della coppia. Un giorno, io e la sua ragazza ci siamo seduti uno di fronte all'altra immaginando tutto quanto ci sembrava stesse accadendo prima che i due se la squagliassero insieme e, ironicamente, tutto questo accadde proprio mentre entrambi stavano recitando, uno di fronte all'altra, in una commedia di Sam Shepard intitolata Savage Love.  
MB: 'See you tomorrow' è una canzone (e non è l'unica in questo disco) che non faticherei a immaginare interpretata da uno come Robert Cray, per esempio: è stato, anche lui, una fonte di ispirazione per te?
BMJ: no, direi di no. Devo ammettere che non conosco molto la sua musica. L'ho ascoltato la prima volta in occasione dell'uscita del suo singolo It's Because Of Me, pezzo che mi piacque molto e in occasione della sua apparizione nel disco di John Lee Hooker, Mr. Lucky, ma non posseggo suoi dischi. In fin dei conti, mi pare di poter dire che buona parte degli afroamericani provengano spiritualmente, geograficamente e culturalmente parlando, da uno stesso luogo; quindi, siamo tutti destinati a condividere una medesima impronta musicale pur senza avere una una relazione diretta tra di noi.  
MB: questo cd si apre e si chiude con un maliconico recitativo, una sorta di poesia intitolata 'Let It Rain' dove dici “The blues is love and love is the blues….may your blues be few”. Questa introduzione e questo finale sembrano cesellare quello che potrei quasi chiamare un 'concept album'...
BMJ: questa è un'osservazione interessante. Durante la fase di scrittura dell'album, Johan Dalgaard (pianista, co-compositore e coproduttore) se ne è uscito con questa bella progressione di accordi che, un giorno, ha suonato per me ma, per la quale, non riuscivo a sentire alcuna melodia che ci si adattasse. Allora ho pensato di provare a parlare sulla musica, sia all'inzio che nel finale del disco, quasi per dettare il tono. In questo recitato dico che il blues e l'amore sono intimamente intrecciati quindi lasciate che entrambi mi piovano addosso.
MB: un'ultima cosa: pensi che 'The Deal Baby' ti somigli abbastanza e rappresenti adeguatamente Bruce "Mississippi" Johnson o c'è qualcosa che cambieresti, magari in un prossimo disco e, se sì, cosa e perchè?  
BMJ: The Deal Baby è stato un momento. Potrei vedere un qualcosa di più rock-blues all'orizzonte. Adoro cantare sopra riff di chitarra heavy blues e accordi potenti così come adoro cantare ballate soulful! Penso che sia difficile definirmi come artista perchè ci sono troppe cose che voglio dire e che ho bisogno di dire, quindi soltanto il futuro potrà rivelare a cosa somiglierà il mio prossimo disco.
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