Henry Carpaneto - Macallè Blues

Macallé Blues
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Henry Carpaneto

Le interviste...
Macallè Blues
incontra Henry Carpaneto

Henry Carpaneto è un giovane e talentuoso pianista ligure. Ha iniziato la sua carriera come tastierista nella band di Guitar Ray & the Gamblers e adesso ha deciso di percorrere la strada solista con l'uscita del suo primo cd, prodotto da Bryan Lee e intitolato 'Voodoo Boogie'.


Macallè Blues: Innanzi tutto raccontaci qualcosa di te: quando hai iniziato a suonare, quando e come hai scoperto il blues e qual è stato il tuo esordio ufficiale come pianista.
Henry Carpaneto: Ho iniziato a suonare a 5 anni. Mio nonno era un violinista e quindi penso di aver preso la vena artistica da lui. Non l'ho mai conosciuto purtroppo... Mi farebbe piacere scambiare due chiacchiere con lui ora...
Purtroppo, il Blues, l'ho scoperto molto tardi, ma come si dice, meglio tardi che mai. Direi che tutto è cominciato con l'uscita del film The Blues Brothers e da lì è cominciata la mia ricerca. Il Blues ha colmato quel vuoto che la musica di allora, che ci veniva proposta dai media, non era riuscita a riempire. Ecco cosa voglio, dissi!!! In verità, ebbi le prime avvisaglie quando, ancora molto piccolo, mi capitò di sentire alla televisione "Whatever you want" degli Status Quo. Letteralmente impazzii!!! Anni dopo scoprii che quello fu il mio primo shuffle. Solo che non riuscii a far partire quel filone di ricerca in quanto non c'era internet e poi ero un bambino, quindi era tutto più difficile.
MB: Nel tuo modo di suonare si sente molto, come ovvio, l’influenza dei pianisti classici di blues: a parte i nomi più scontati, quali sono i pianisti americani che più ammiri e perché?
HC: Partiamo in ordine: Otis Spann, Johnny Johnson, Sunnyland Slim, Jay McShann, Pete Johnson, Ray Charles.
Questi sono la  Bibbia. Chiunque voglia approcciare il piano Blues deve passare di qui.
Di recente, grazie alla tournè americana, ho approfondito il New Orleans style e quindi James Booker, Professor Longhair e Fats Domino. Più di recente, Dr John.

MB: Tolto Bryan Lee col quale, è evidente, tu abbia un rapporto particolare, tra i diversi artisti americani coi quali hai avuto occasione di lavorare, quale ricordi di più e perché?
HC
: Otis Grand è quello che mi ha cambiato la vita come musicista. Devo tutto a lui. Otis Grand è uno di quei personaggi che quando passa lascia il segno! Non ha alcun compromesso: sul palco si trasforma e diventa istinto puro. Ti trasmette una carica, un'energia che solamente pochissimi artisti sono in grado di fare. Non si impara questa cosa: o ce l'hai oppure sei uno dei tanti. E lui ce l'ha! E' talmente dentro al blues che cambia il tuo modo di suonare non appena ne vieni in contatto! Ti tira fuori cose che non pensavi neanche di avere. In poche parole è una persona artisticamente stimolante; talmente tanto da farti fare quella fatica necessaria per alzare il tuo livello artistico.
MB: Ci racconti come è nata e come si è sviluppata l’idea di Voodoo Boogie?
HC
: L'idea nasce da Bryan. In tour mi dice "...andiamo in studio.... facciamo un piano voce e vediamo che succede". Poi, alla fine, decide di regalarmi tutto il materiale registrato per farmi il mio disco. Che dire: un signore!
MB
: Malgrado gli impegni internazionali e quest’ultima parentesi solistica, continua la tua permanenza nella band di Guitar Ray & the Gamblers, band che, grazie alla recente collaborazione con Paul Reddick, sta vivendo una nuova metamorfosi stilistica: come è stato l’incontro dei Gamblers con lo stile di Reddick, sensibilmente diverso dal vostro orientamento precedente?
HC: In realtà, con i Gamblers le strade si sono separate. Le esigenze artistiche mie e loro erano, ormai, molto diverse. Personalmente ho voluto mantenermi ancorato alla tradizione, come si dice in gergo, "sticked to the blues" e approfondirla ulteriormente, andando sempre più indietro con la ricerca. Paul è un artista incredibile: non lo si può rinchiudere in un genere musicale. Paul Reddick è uno di quelli che appartengono al genere musica e basta.
MB
: Parallelamente agli altri impegni, hai in mente di proseguire con la tua carriera solista e, se sì, cosa dovremo attenderci da un tuo prossimo disco?
HC
: Ora sono concentrato sul mio progetto personale e su varie collaborazioni internazionali. Attualmente sono in tour con Tee Dee Young, artista americano che nei prossimi anni, secondo me, salirá di parecchio nelle classifiche del circuito blues. E sto anche giá pensando al prossimo disco. Da questo tour, probabilmente, nascerá il primo featuring. Come si dice in questi casi, restate sintonizzati!


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