Jack Tempchin - Peaceful Esay Feeling - Macallè Blues

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Jack Tempchin - Peaceful Esay Feeling

Recensioni

Il disco raccontato da...

Jack Tempchin

JACK TEMPCHIN

"Peaceful easy feeling - the songs of Jack Tempchin"

Blue Elan Rec. (USA) - 2017

Peaceful easy feeling/Part of me, part of you/Slow dancing/The one you love/Soul searchin'/Already gone/Privacy/Everybody's gonna love somebody tonight/Party town/It's your world now

Jack Tempchin non è un bluesman, ma un raffinato cantautore. Ed é un personaggio, a suo modo, leggendario che ha avuto la ventura di vivere in un periodo storico fecondo e di legare, a doppio filo, il proprio nome con quello di Glenn Frey e con la creatura musicale di quest'ultimo: la leggendaria band degli Eagles. In questo suo ultimo disco solista, che è una raccolta di brani suoi, da lui mai incisi prima d'ora, compaiono un paio di ospiti che hanno o hanno avuto, invece, a che fare con un mondo più prossimo a quello del soul e del blues: Janiva Magness e Rita Coolidge. Sommato tutto, non ho proprio resistito alla tentazione, data la possibilità offertami, di far quattro chiacchiere con lui in merito a Peaceful Easy Feeling.
Ciò che segue, quindi, é il resoconto di quanto ci siamo detti su questo suo ultimo disco...

Macallè Blues: sebbene questa intervista dovrebbe riguardare specificamente il tuo ultimo disco, sei un autore talmente leggendario che non posso fare a meno di iniziarla chiedendoti qualcosa riguardo ai tuoi esordi. Tu c’eri quando tutto è iniziato; intendo dire che hai avuto la possibilità di muovere i primi passi nel mondo della musica in California quarant’anni fa e più, insieme ad artisti come Jackson Brown, Glenn Frey, Randy Newman, Tom Waits e altri ancora. Un periodo davvero eccitante quello che hai vissuto allora, no?
Jack Tempchin: vero, sono nato in un periodo storico davvero eccitante per quanto riguarda la musica. Il mondo stava cambiando rapidamente e la cultura giovanile cresceva di conseguenza inseguendo quei cambiamenti. Eravamo tutti ansiosi e anche speranzosi al pensiero che le cose potessero essere migliori rispetto a come lo erano state fino a quel momento. Tanta grande musica venne fuori in quel periodo e alcune delle persone che ho incontrato allora come Jackson Browne, JD Souther e Glenn Frey le ho incontrate  proprio a San Diego dove si erano trasferite per suonare. Spesso stavano da me a San Diego, nel mio grande appartamento hippie, prima che diventassero famosi. Quindi, effettivamente i miei esordi sono stati fantastici e interamente basati sull’amore per la musica; un amore che ha continuato a crescere e che cresce ancora oggi.
MB: 'Peaceful Easy Feeling' è qualcosa di speciale: è un album interamente composto da alcune delle tue canzoni più famose, da te mai incise prima come solista: com’è nata quest’idea?
JT: Ho sempre accuratamente evitato di incidere dischi che includessero canzoni mie divenute degli hit grazie ad altri artisti. Una delle ragioni di questa scelta era che amavo troppo gli arrangiamenti e le versioni che gli Eagles, Johnny Rivers e altri ne avevano dato nel tempo. E’ stata una sfida per me provare a immaginare come registrare questi brani.
Dopo aver inciso tre dischi con materiale inedito, la mia casa discografica, la Blue Elan, mi ha richiesto di incidere un album di mie canzoni famose. Questa richiesta si è subito trasformata in una grande avventura per me e mi ha portato a lavorare con alcuni dei miei eroi musicali.
MB: il tuo nome è stato associato principalmente agli Eagles e soprattutto al grande e recentemente scomparso Glenn Frey. Come è nata la tua collaborazione con Frey?
JT: Io e Glenn Frey siamo stati amici per ben quarantasei anni. La nostra amicizia nacque ben prima che gli Eagles si formassero. Negli anni ‘60 io e lui ci siamo trovati diverse volte a San Diego nel periodo durante il quale lui e JD Souther stavano incidendo il loro album in duo Long Branch Pennywhistle.
MB: Jack, tu hai partecipato alla scrittura di molte canzoni e buona parte di queste le hai scritte insieme a Glenn Frey: quindi, sono curioso. Come ti sei sentito in questa veste di coautore con altri e, in particolare, come ti sei trovato con Glenn?
JT: sebbene Glenn abbia registrato due dei miei brani con gli Eagles negli anni ‘70, non abbiamo mai provato a scrivere canzoni insieme se non dopo dieci anni di conoscenza reciproca. Come gli Eagles decisero di prendersi, per così dire, un po’ di vacanza dalle scene, noi due cominciammo a scrivere canzoni insieme. Era il 1980 e, per i successivi quattordici anni, Glenn e io abbiamo scritto canzoni per tutti i suoi album da solista.
MB: ho letto nelle note di copertina di questo tuo ultimo disco che tu e Glenn avevate una tecnica di scrittura particolare chiamata ‘El Blurto’ il che suona come una cosa di divertente: potresti spiegarci qualcosa di più riguardo questa ‘tecnica’?
JT: 'El Blurto' consisteva nel mettersi a cantare le prime parole che ci passavano per la testa senza pensarci su. Ovviamente, venivano fuori un sacco di cose ridicole ma, alla fine, a qualcuno di noi due capitava di cantare qualcosa di meritevole. A quel punto, cominciavamo a lavorare attorno a quell'idea costruendoci attorno la canzone. La mattina dopo, a mente fresca e con un po' di caffè in corpo, davamo forma definitiva al tutto. Ci siamo divertiti parecchio a scrivere tutte quelle canzoni. Lasciavamo che 'El Blurto' saltasse fuori e scrivevamo testi per ore. Poi sceglievamo i testi meglio riusciti e ci lavoravamo su. E’ stata veramente una gran cosa che il mio amico Glenn Frey si fosse rivelato essere uno dei migliori cantautori al mondo e che io abbia avuto la possibilità di lavorare con lui.
MB: non è un caso che la canzone che dà il titolo a questo disco sia stata un successo degli Eagles inclusa, nel 1972, nel loro album d’esordio: che mi dici della nascita di questa canzone?
JT: lunga storia, davvero! A quel tempo, suonavo nel giro delle coffee house e dei folk music club di San Diego. Un amico mio burlone stampò un poster col mio nome e con su frasi false, ma attribuite a gente famosa, riguardanti la mia attività di cantautore tanto che il poster, girando, arrivò nelle mani del proprietario dell’Aquarius, una coffee house di El Centro, CA e sortì il suo effetto: venni ingaggiato per una serata.
L’Aquarius era una piccola coffee house e raggiungerla fu la mia prima volta nel deserto californiano. Là, fui attratto da una cameriera che, però, non ricambiò le mie attenzioni. Così, dopo il concerto, finii a dormire sul pavimento di quel club con, al fianco, la mia chitarra anziché la ragazza. Fu quella sera che, proprio sul retro di quel poster, cominciai a scrivere questa canzone. All’inizio, alcuni versi non riuscirono proprio felici, però mi venne in mente la frase “peaceful easy feeling.”
Tornato a San Diego, coi miei amici spesso ci si trovava a osservare dalla finestra della nostra abitazione tutte le belle ragazze che sostavano alla fermata dell’autobus di fonte, ragazze di cui regolarmente, nella nostra immaginazione, ci innamoravamo; almeno fino all’arrivo del bus. Mi trovai, poi, a passare in una fiera di strada nella parte vecchia della città e vidi una ragazza con indosso degli splendidi orecchini turchesi che pendevano sulla sua pelle scura. Non le rivolsi mai la parola, ma la inserii nella prima strofa della canzone. Insomma, stavo cercando in diversi modi di distillare la bellezza di ogni singola ragazza che incontravo per trasformarla in parole su carta e, quindi, in canzone.
Un giorno mi trovai a casa di Jackson Brown a Silverlake e, seduto al piano, mi misi a suonare questa mia nuova canzone. Glenn Frey la sentì; mi disse che aveva una nuova band (gli Eagles, appunto) e mi chiese se avessi consentito loro di lavorare un po’ su quel brano. Il giorno seguente, mi portò un nastro contenente il risultato del loro lavoro: era talmente straordinario ciò che avevano prodotto che stentavo a credere alle mie orecchie. Pochi mesi dopo, gli Eagles andarono in Ingilterra per incidere il loro primo disco. Quando tornarono, Glenn mi fece ascoltare alcuni dei brani tipo Take It Easy, Witchy Woman e anche Peaceful Easy Feeling. Capii immediatamente che si trattava del miglior disco che avessi mai ascoltato fino a quel momento.
E ancora….quello stesso anno, la mia ragazza ed io partimmo, su un furgone Volkswagen per un viaggio attraverso gli States. A metà della costa californiana, nella cucina di qualcuno che incontrammo lungo la strada, ascoltai per la prima volta Peaceful Easy Feeling alla radio, suonata dagli Eagles. Usciva da una piccola radio a transistor appoggiata sul frigorifero. Non dimenticherò mai quel momento! Da allora, è come se questa canzone avesse trovato, da sola, la sua strada nel mondo.
MB: un altro successo degli Eagles scritto da te e presente in questo tuo album è ‘Already Gone’ (brano di apertura di On The Border, terzo disco degli Eagles). La versione che ne dai qui è più Country rispetto a quella più rock degli Eagles…
JT: è stata davvero una grande emozione lavorare su Already Gone con Chris Hillman e Herb Pedersen. Sono entrambi miei eroi musicali davvero e amo tutta la musica che Chris Hillman ha scritto durante la sua permanenza in vari gruppi come Byrds, Flying Burrito Brothers, The Desert Rose Band, Manassas, The Souther Hillman, Furay Band e altri ancora.
Abbiamo concepito questa nuova versione di Already Gone con dobro, mandolino e strumenti generalmente acustici che credo abbiano ben catturato l’atmosfera che andavo cerdando. Abbiamo anche ripreso l’ultima canzone che io e Glenn abbiamo scritto, intitolata It's Your World Now. Questa è stata la canzone che chiudeva l’ultimo album della storia degli Eagles. Il testo lo puoi trovare anche sul sito web degli Eagles nella pagina creata in omaggio a Glenn Frey. Chris ed Herb suonano e cantano divinamente in questa versione.
MB: oltre alle canzoni scritte per gli Eagles o Glenn Frey, di cui sei stato autore o coautore ce n’è una che, invece è stata portata al successo da Johnny Rivers ed è ‘Slow Dancing’: ci puoi dire qualcosa su come è nata questa canzone?
JT:  la prima versione di questa canzone fu incisa, in verità nel 1976, dai Funky Kings, gruppo nel quale suonavo. Il titolo era proprio Slow Dancing; venne pubblicata anche come singolo e raggiunse la tredicesima posizione nella classifica di Billboard. Anche Olivia Newton-John registrò Slow Dancing nel suo album del 1977 Making a Good Thing Better, ovviamente col testo adattato a un’interprete femminile.
La versione di Johnny Rivers fu la prima canzone incisa sulla rinata etichetta Soul City: era il 1977. Il brano venne registrato col titolo di Swayin’ to the Music (Slow Dancin’) per evitare confusione con un altro brano, dal titolo molto simile, inciso dagli Addrisi Brothers. La versione di Johnny Rivers ebbe un grande successo raggiungendo la decima posizione nella classifica di Billboard. E, ancora oggi, è il brano di Rivers più ascoltato su iTunes.
MB: in questo tuo nuovo album, ci sono pure alcuni duetti. Il primo, davvero straordinario, è quello con Rita Coolidge, con la quale canti proprio ‘Slow Dancing’…
JT: sono stato proprio fortunato ad aver avuto la possibilità di lavorare con Rita Coolidge su Slow Dancing. Avevo appena terminato di leggere la sua autobiografia: amo la sua musica e sono rimasto molto affascinato dal suo libro. Non ho soltanto registrato questo brano con lei, ma appare anche nel video della medesima canzone, video che è stato realizzato dal mio amico Jim Shea, famoso regista.
MB: l’altro duetto pure, inutile dirlo, meraviglioso è quello con Janiva Magness. Tu non sei mai stato accostato alla musica blues mentre Janiva è, oggi, una delle più importanti interpreti del genere. Quindi, devo dire, che mi ha sorpreso molto ritrovarla, come ospite, in un tuo disco. Com’è nata l’idea di questo duetto? E’ nata semplicemente sulla base del fatto che tu e Janiva incidete, attualmente, per la medesima casa discografica o cos’altro??
JT: ho avuto davvero la possibilità di lavorare con artisti fantastici per questo disco. Janiva Magness, che incontrai, per la prima volta, ad un suo concerto al Belly Up Tavern di Solana Beach, CA alcuni anni fa, successivamente venne messa sotto contratto dal capo della Blue Elan Record, Kirk Pasich, e la Blue Elan stessa suggerì che Janiva cantasse in questo mio disco.
Abbiamo fatto due brani che avevo scritto con Glenn Frey: Soul Searching e I Found Somebody. E’ stato adorabile cantare con lei in questi due brani e credo che siano riusciti davvero bene.
MB: dopo tutto, questo album suona molto morbido e, lasciami dire “peaceful”; sembra proprio che gli arrangiamenti siano stati concepiti per consentire all’ascoltatore di dare il giusto peso alle canzoni e ai testi. Non è così?
JT: in quest’album ho provato a lasciare emergere le canzoni e, anche se alcune di queste suonano in modo diverso rispetto alle versioni delle stesse che la gente è stata abituata ad ascoltare su altri dischi, trovo che questi nuovi arrangiamenti siano quelli giusti per queste canzoni. Mi fa molto piacere che tu l’abbia apprezzato.
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