Leonard Cohen - Quasi come un blues - Macallè Blues

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Leonard Cohen - Quasi come un blues

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Roberto Caselli

LEONARD COHEN - QUASI COME UN BLUES

Hoepli - 2021



Non mi riesce di disgiungere la figura di Leonard Cohen da qualcosa di concreto come amore e scrittura. Dall’amore, giovanile ed eterno, per quest’ultima come da quello, tutto umano e ben meno durevole, per la donna intesa quale figura ideale ancorché sempre ben impersonata, lungo il cammino, da numerose altre figure reali. Amori entrambi vissuti nella carne e riversati, abbondanti, nelle proprie pagine sotto forma di romanzi e poesie prima; canzoni poi. Ma il vero, grande e inquieto amore di Cohen - e la lettura di questo libro lo conferma - credo sia stato, in verità, quello per la conoscenza; o, forse meglio sarebbe dire in sintesi, per l’amore come forma di conoscenza. La scrittura diveniva il mezzo attraverso il quale perseguirla; la pagina, lo specchio su cui riflettere i contorni della propria persona e del proprio mondo. Altare sacrificale, infine, sul quale immolare ogni altro amore concreto, anche il più intenso e passionale, se tale da allontanarlo dalla propria scrivania. Scrittura come senso della vita, dunque.
Assai ben realizzato e concepito, Quasi Come Un Blues ha alcuni importanti pregi. Oltre ad accompagnare la narrazione con numerosi, talvolta inediti, documenti fotografici e arricchirla con schede tematiche di approfondimento, la suddivisione dei capitoli per argomenti, comunque cronologici, ha un ché di giornalistico. E l’aggettivo è da intendersi nell’accezione positiva del termine laddove quest’ultimo rappresenta un’attitudine descrittiva analitica, completa e avulsa da ogni facile, ritengo in questo caso, tentazione agiografica. Il percorso esistenziale di Cohen, in perenne dondolio tra la ricerca di trascendenza e il richiamo della mondanità coi periodici ritorni alla sua secolare e sempre amata “Boogie Street”, viene scandagliato in ogni aspetto: dall’adolescenza canadese già intrisa di poesia, musica e spiritualità, all’incontro con il locale mondo accademico; dal primo esodo londinese (cui ne seguiranno altri, il più noto dei quali, verso l’isola greca di Idra), alla conversione, sulle orme di Dylan, da poeta a songwriter. Infine, dal pluriennale ritiro zen su Mount Baldy, al ritorno sui palcoscenici mondiali degli ultimi anni fino all’epilogo, in quel sette di novembre del 2016. Un cammino lungo e tortuoso, disseminato di amor profano: donne, tutte bellissime e innamorate, nessuna delle quali è mai riuscita a trattenerlo per più di un po’.    
Nel senso proprio del termine, Leonard Cohen, si sa, non è mai stato un bluesman. Certo Cohen, il blues, l’ha anche formalmente lambito, in alcune composizioni del suo ultimo periodo (Slow, Almost Like The Blues da cui il titolo del libro discende); ma non è questo il motivo per il quale la pubblicazione trova spazio qui. La verità è che, a proposito d’amore, mi andava, con l’occasione, di tributare un ricordo a uno dei miei amori giovanili ed eterni. L’altra verità è che, blues o non blues, a sei anni di distanza dalla sua morte, mi mancano lo struggente spleen della sua voce e la sua poetica universale. E, sono convinto, anche a non pochi di voi.

Giovanni Robino        


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