Luciano Federighi - Confessin' the blues
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Luciano Federighi
CONFESSIN' THE BLUES - incontri e interviste con grandi voci jazz, blues e soul
Mimesis - 2022
Questo libro, che eredita il proprio titolo dall’omonimo, sempreverde hit degli anni ‘40 scritto a quattro mani dal pianista Jay McShann e dal suo cantante Walter Brown rappresenta, in un certo qual modo, la rivalsa dell’autore nei confronti di quella prima intervista, tanto immaginata, agognata quanto mancata, alla cantante Etta James, matronale e personale idolo canoro. L’episodio, audace quanto irraggiunto sogno giornalistico candidamente narrato nel preliminare memoir al testo dall’autore stesso, ci narra di un giovane Federighi che, fresco di nomina a collaboratore della prestigiosa rivista Musica Jazz allora diretta, con ineguagliato magistero, da Arrigo Polillo e forte del suo primo accredito stampa, viene inviato al già celebre festival di Montreaux. La prestigiosa rassegna svizzera nel cui cartellone figuravano puntualmente nomi di assoluto spicco nel campo del jazz e del blues ospitava, quell’anno tra tutti gli altri, proprio Etta James. Era il 1975 e quel bruciante desiderio di intervista, causa l’inadeguata attrezzatura al seguito (un semplice taccuino e una penna!) e l’assenza di domande pronte, si risolse nel solo rimedio consolatorio di un’insolita quanto originale dedica con autografo vergati sul retro del proprio press pass durante l’incontro pomeridiano avvenuto tra i due, sul palco del festival, al momento delle prove d’orchestra. Quell’esordio giovanile, improvvisamente vacillato per una comprensibile ingenuità con la quale non si può non simpatizzare, diede però il via a una lunga serie di successivi incontri e interviste, questa volta pienamente compiuti, con un vasto quanto variegato mondo di rappresentanti della vocalità popolare americana di cui, questo libro, è il resoconto esteso.
Punto d’incontro polifonico e multitimbrico, Confessin’ The Blues è il crocicchio al quale convergono alcune delle grandi voci di blues, jazz e soul incontrate girovagando per gli States, frequentate e intervistate da Federighi nel corso degli anni. È il metaforico inginocchiatoio sul quale queste voci si concedono all’umile quanto rivelatore atto del “confessare”, ognuna, i propri “blues” - meglio ancora dicasi il proprio punto di vista sull’argomento e, più in generale, sul canto - restituendo lo spaccato di un universo culturale e sociale che si fa poetico e, ogni volta, personale affresco identitario. In queste interviste, veri e propri appunti di viaggio lungo le highways della canzone popolare nordamericana, Federighi abbandona il classico schema domanda-risposta per restituire il dialogo in forma di flusso narrante continuo intervallato, talora, da considerazioni individuali e descrizioni introduttive che preparano e contestualizzano l’orizzonte prospettico dei singoli incontri. Da Johnny Otis ed Esther Phillips al meno noto Mike Henderson; da Mark Murphy e Tony Bennet ad Anita O’Day fino a figure più contemporanee come Kevin Mahogany, Cassandra Wilson e Bobby McFerrin passando per Johnny Adams e Little Jimmy Scott il libro ritrae, attraverso le parole di ogni soggetto, i canoni di un intero mondo canoro ancora pienamente vitale - quello dell’ultimo novecento - in tutta la sua variegata e perdurante ampiezza espressiva.
Nella sua forma finale Confessin’ The Blues, nato dunque quale raccolta di interviste, appare in realtà come uno scrigno; un prezioso forziere all’interno del quale si ritrova, originalmente proposta in controluce, la storia intera del canto afroamericano attraverso le voci, direttamente raccolte e indirettamente mediate, di alcuni dei propri più illustri o variamente rappresentativi protagonisti.
Giovanni Robino