Randy McAllister
Le interviste...
Macallè Blues incontra Randy McAllister
08 marzo 2017: batterista, armonicista, cantante e autore dall'originale percorso musicale, il texano Randy McAllister vanta una carriera quasi trentennale e una dozzina di ottimi dischi. Decidiamo di incontrarlo sull'onda dell'uscita del suo ultimo, bellissimo Fistful of Gumption e dell'entusiasmo suscitato dall'ascolto dello stesso. Quella che segue, è la chiacchierata (un grazie a Frank Roszak) concessa a Macallè Blues.
Macallè Blues: Sebbene la tua carriera copra più di un quarto di secolo confesso che, se non fosse stato grazie a fonti alternative di informazione, per esempio riviste musicali americane o internet, avrei avuto pochissime occasioni, qui in Italia, per leggere qualcosa su di te e conoscerti come artista. Quindi, approfitterò della possibilità che mi dà quest’intervista per provare a riassumere i tuoi esordi: quando hai cominciato a suonare e quali sono stati i bluesmen o, più in generale i musicisti che ti hanno ispirato di più nel corso degli anni?
Percy Mayfield, Earl King, The Staple Singers, Ike and Tina Turner, Otis Redding, Eugene Record (The Chi-Lites), Leiber & Stoller, Papa George Lightfoot, Johnny Ace, John Fogerty, Bobby Womack.
MB: Il tuo esordio discografico avvenne, però, proprio in Europa, in Inghilterra per essere precisi, verso la fine degli anni ’90. All’epoca, incidesti tre dischi per la JSP. Come arrivasti a contattare i tipi di quell'etichetta e quale fu, secondo te, il motivo del loro interessamento nei tuoi confronti? Il tuo primo disco non era proprio quello che si potrebbe definire un tipico disco della JSP, ma ricordo che, all’epoca, altri originali, giovani artisti come Larry Garner o Tutu Jones incidevano per quell’etichetta. Pensi, dunque, che la JSP fosse alla ricerca di qualcosa di fresco e un po’ diverso dai loro canoni?
MB: Tu sei un batterista, un cantante e anche un armonicista. Tutto ciò è abbastanza insolito. Considerato, poi, che tu hai anche una gran voce, l’armonica più che la batteria potrebbe essere lo strumento migliore da alternare al canto. Invece, tu continui a startene seduto dietro i tamburi. Questo perché ti piace particolarmente la batteria o ci sono altre ragioni artistiche che ti hanno portato a operare questa scelta?
MB: E’ abbastanza evidente che nella tua musica convergano molte influenze differenti: Texas blues, certamente, ma anche soul, country, rock e pure lo zydeco. Chi ama appiccicare etichette ovunque, potrebbe semplicisticamente bollare la tua musica come 'Americana'. Ma se dovessi descriverla con parole tue, come la definiresti?
MB: In questo disco rendi omaggio a Earl King con una meravigliosa cover della sua Time For The Sun To Rise ripresa da Sexual Telepathy, penultimo lavoro della sua discografia, seguito da uno tuo brano di ispirazione Country-Gospel, Ride To Get Right, che vuole essere un tributo esplicito a Otis Redding e proprio Earl King sebbene, musicalmente parlando, sembri curiosamente un po’ distante da entrambi questi artisti: anche loro due sono stati tue fonti di ispirazione?
RMA: Sì, l’idea base di quella canzone voleva essere un tributo a due artisti che mi hanno influenzato richiamando alcuni dei ricordi conseguenti ai ripetuti ascolti della loro musica durante i miei frequenti andirivieni tra Texas e Louisiana. L’atmosfera di quella canzone voleva essere un gioco divertito sulle influenze che la Louisiana ha avuto sulla mia educazione texana.