Serena Simula - BELIEVE...conversazioni con Fabrizio Poggi - Macallè Blues

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Serena Simula - BELIEVE...conversazioni con Fabrizio Poggi

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Serena Simula

BELIEVE - conversazioni con Fabrizio Poggi

Arcana - 2024



“Credici!”. Ricordo che un tempo, da ragazzo - ma, forse seppur meno in uso, ancor'oggi - era locuzione impiegata a mo’ di irridente sfottò rivolto all’indirizzo di chi, spesso coetaneo, per la sola colpa di aver confessato un pensiero ambizioso e vaneggiando a voce alta sulla possibilità di poter realizzare un sogno, fantasticava attorno al raggiungimento di traguardi che, vuoi per realismo o, più facilmente, per invidia gli interlocutori destinatari dell’improvvida ammissione non tardavano a far sapere di ritenere - o ad augurarsi che fossero - lungi dalle più concrete possibilità di riuscita. Dunque, quell’espressione era malvagiamente intesa a smontare ogni qualsivoglia pensiero alato racchiudendo, tra le sue poche e maliziose lettere, l’auspicio che quel pensiero fosse un volo di Icaro: la profezia d’un fiasco.
Di Fabrizio Poggi molto conosciamo e molto abbiamo imparato a conoscere negli anni. Sappiamo che il suo amore per la musica in generale e poi, soprattutto, per il blues ha radici lontane e profondamente piantate in un’area geografica che ben poco ha a che fare con quel genere se non per l’ideale, simbolico parallelismo che può accomunare il lontano Mississippi, antico simbolo di questa musica, con l’a lui più prossimo fiume Po, a pensarla in grande o, meglio ancora, col torrente Staffora a voler preferire invece un più sommesso senso delle proporzioni e una maggior aderenza con le sue effettive origini territoriali. Sia come sia, entrambi i corsi d’acqua, si prestano a essere buone metafore di fonti battesimali nonché risonanze di quel sacro detto “come in cielo, così in terra” o, nella sua rilettura più locale e profana, “come nel Mississippi, così in Padania”. Tra le nebbie di queste terre, un tempo ben più fitte, è cresciuto il Fabrizio musicista che, innamoratosi di certi suoni, ha cominciato a coltivare i propri sogni senza mai perderli di vista. E qui, grazie a quei sogni verrebbe da dire, è nato e cresciuto anche il Fabrizio uomo; quello che non ha mai mollato la presa e che, con un’ostinazione operaia, li ha messi in fila e realizzati, uno a uno, proiettandosi da un’anonima e remota provincia italiana verso quell'enorme palcoscenico che è il resto del mondo; e, soprattutto, l’America!
In queste pagine, la vicenda umana e artistica di Fabrizio Poggi viene snocciolata con la discreta, analitica complicità di Serena Simula, giovane e brava giornalista pavese, che nel corso di una serie di incontri-intervista ne ha focalizzato e fatto emergere gli aspetti rilevanti, dagli albori ai giorni nostri. Questo è un libro che racconta di Fabrizio e parla di musica; ma - attenzione! - non è un libro sulla musica, né sul blues. È, a ben guardare, un piccolo trattato di pedagogia che, come tale, andrebbe letto e commentato nelle scuole. Insegna a sognare e a capire che i sogni non sono, poi, creature tanto immaginarie.  
Chissà se, da giovane, Fabrizio è mai stato destinatario di uno di quei “credici!” là. E chissà cosa penserà oggi un suo potenziale detrattore dell’epoca, sicuramente rimasto al palo, sapendo che Fabrizio nel corso della sua vita, come ci racconta questo agile libro, non solo è riuscito a suonare con molti dei suoi idoli d’oltreoceano, ma ha addirittura sfidato sul red carpet dei Grammy Awards niente meno che i sempiterni Rolling Stones.
Believe è lo sberleffo di ritorno ai troppo “realisti” e agli “invidiosi”; e mi piace pensare che sia idealmente dedicato a tutti quelli che, almeno una volta nella vita, si sono sentiti dire quel “credici!” là, in quel modo là. Quello che emerge in queste pagine è un altro “credici”; è un altro credo. È Believe: risposta assertiva e migliore alla malcelata derisione là sottesa. La dimostrazione che, quando si sogna forte e si crede in ciò che si sogna, i sogni si sono già avverati.

Giovanni Robino        


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