Tomás Doncker - Wherever you go & Red cross store - Macallè Blues

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Tomás Doncker - Wherever you go & Red cross store

Recensioni

Il disco raccontato da...

Tomàs Doncker

TOMÁS DONCKER

"Wherever you go" (ultimo cd) & "Red cross store" (nuovo singolo)

True Groove Rec. (USA) - 2020/2021

I'm gonna run to the city of refuge/Wherever you go/Have mercy baby please/Hard time killing floor blues/Change/Come sunday/Drown in blue/Door to the dome

Red Cross Store

Non stupisce che Tomás Doncker sia un musicista atipico nel mondo del blues. Le sue radici musicali parlano chiaro e raccontano una storia di contaminazioni più che di ortodossia formale. Nato musicalmente in quella New York avvolta nel cosiddetto movimento No Wave (avanguardia artistica emersa alla fine degli anni '70 come reazione esantematica al punk-rock inglese e nota per aver abbondantemente sperimentato rumori, dissonanze e altre abrasività sonore) il suo nome è stato associato, e non a caso, a formazioni affini al movimento come James Chance & The Contortions e Defunkt. Da lì, sono partite le sue collaborazioni con quell'altro variopinto universo di artisti che annovera, tra gli altri, Sadao Watanabe, Yoko Ono, Bootsy Collins, Ivan Neville, Bonnie Raitt, Madonna e Living Colour.
Oggi, Doncker ha una propria etichetta discografica, la True Groove, è un musicista e produttore prolifico e si è riscoperto, ma a modo tutto suo, autore, chitarrista e cantante radicato nel blues. Nel corso di questa pandemia e delle restrizioni che ha imposto, Doncker ha pubblicato un nuovo disco, Wherever You Go, e un nuovo singolo Red Cross Store.
Di entrambi, abbiamo discusso con lui in questa intervista....

    
 
Macallé Blues: sebbene costruito sulla base di forti radici blues, ‘Wherever you go’ è molto diverso dal tuo ultimo album, ‘Moanin’ At Midnight’, che era un tributo originale e insolito ad Howling Wolf. Questo, non è un album blues in senso letterale, ma è pieno di elementi blues….
Tomás Doncker: il blues è sempre al centro di tutto ciò che faccio. Non necessariamente come groove specifico o come progressione di accordi; ma più come una sensazione, un feeling. Abbiamo sempre pensato che la musica blues contemporanea sia diventata un po’ stagnante e stantia e abbia smesso di ampliare quella ricca eredità sulla quale è stata costruita. È nostra intenzione, dunque, cercare di portare il blues avanti nel presente;
MB: il primo brano, ‘I'm Gonna Run To The City Of Refuge’ di Blind Willie Johnson è permeato da una sorta di forte atmosfera gospel ma, grazie anche alla presenza di una voce femminile e alla sua versione elettrica, ricorda qualcosa di Ike & Tina Turner….
TD: Esattamente! In quel brano canta la straordinaria Regina Bonelli. E, proprio mentre stavamo arrangiando la canzone, ci si sono chiarite le idee: era davvero un'atmosfera alla "Ike & Tina" quella che andavamo cercando, quindi abbiamo seguito quella strada. Complimenti a te per averlo notato!
MB: la canzone ‘Wherever You Go’, sebbene delicatamente tagliente, con il suo stato d'animo malinconico è una ballata che suona come una preghiera e una speranza; e si presenta anche come il potenziale hit di questo album....
TD: questa canzone voleva essere più un addio. Al momento della sua creazione, nulla era chiaro. Il futuro sembrava più incerto di quanto non fosse mai stato prima, per tutti noi. E, con ‘tutti noi’, intendo il mondo intero. Ho scritto la canzone con questo pensiero fisso nella mente: se fosse l’ultima canzone, cosa diresti?
MB: la tua interpretazione di ‘Hard Times Killing Floor’ di Skip James, è resa con una melodia che sembra essere molto appropriata per questi tempi; e suona assai personale...
TD: la è! Quando si tratta di materiale di altri artisti, sento che sia essenziale che la canzone venga ricondotta, in qualche modo, alla mia esperienza di vita. Sono intimamente legato all’idea, molto blues, del "nobody knows you when you’re down and out" e mi sembra proprio che nel mondo attuale ci sia ben più di un semplice pizzico di questo sentimento nell'aria. Quando l’ho concepita, stavo solo attingendo a ciò che percepivo attorno a me;
MB: i suoni blues più tradizionali e familiari arrivano insieme a ‘Come Sunday’, un blues lento con un crescendo continuo
TD: questo brano è stato scritto con il mio partner compositore Mr. Yusef Komunyakaa. Per farla breve, Yusef è uno dei poeti più importanti della storia della letteratura; punto. Collaboro con lui da quasi vent’anni. È conosciuto, in alcuni circoli, come The Blues Poet; è un vero genio. Avevamo in testa Freddy King mentre mettevamo insieme Come Sunday;
MB: la conclusiva ‘Door To The Dome’ mostra un altro lato della tua personalità musicale; nel suo essere un brano d’atmosfera, rievoca certe sonorità dei Pink Floyd...
TD: il testo è nato da una collaborazione tra Yusef, il mio produttore/partner/chitarrista James Dellatacoma e me. È stata un'idea di James quella di affrontare questo brano in modo, per così dire, “Full Floyd”!!! Siamo grandi fan di David Gilmour che è stato sicuramente un pioniere per quanto riguarda il blues psichedelico. Ci siamo divertiti un mondo nel registrarla in studio;
MB: potremmo dire, dunque, che ‘Wherever You Go’ sia una specie di disco catartico?
TD: sì, assolutamente!
MB: un’ultima cosa. Nel momento in cui questa intervista ha avuto luogo, stavi già per pubblicare un nuovo singolo. Dopo Blind Willie Johnson e Skip James, ecco una rilettura di "Red Cross Store" di Mississippi Fred McDowell. La tua interpretazione di questo brano, nella quale ritroviamo anche Regina Bonelli, ha un forte sapore hendrixiano e tu dimostri come, attraverso l’uso di un suono moderno, possa essere ancora una canzone attuale…
TD: conoscevo già abbastanza bene il lavoro di Mississippi Fred McDowell (e, ovviamente, la cover di You Gotta Move incisa dai Rolling Stone nel loro seminale album Sticky Fingers!), ma ho scoperto questo brano e l'album di McDowell nel quale è contenuto, I Do Not Play No Rock & Roll, durante il mio periodo di riabilitazione. Quell'album è una porta sulla sua vita nel blues, a partire da quando lo ascoltò per la prima volta da bambino in chiesa. È incredibile come quel disco suoni come se McDowell fosse seduto nel bel mezzo del tuo salotto a cantare e a raccontare la storia intima e dettagliata del suo viaggio esistenziale. Quando sono arrivato alla canzone Red Cross Store, ho avuto la sensazione come se stesse raccontando una storia in codice, una sorta di "codice del Delta". Mi colpì a tal punto che rimasi come ossessionato dal desiderio di dare a quella storia un senso. Quella “croce rossa” ("Red Cross"), era la metafora delle croci bruciate: il biglietto da visita del Ku Klux Klan. Il "Red Cross Store" era il negozio locale di proprietà di alcuni membri del KKK. McDowell stava descrivendo, nel dettaglio, l'abuso sfacciato che era abituato a subire anche quando stava semplicemente andando al negozio per comprare il cibo per sfamare la sua famiglia. Avevo decifrato il codice. Inutile dire che il clima razziale in cui viviamo oggi è stata una giustificazione più che sufficiente per registrare la canzone. Triste ma vero!
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