Tony D
Le interviste...
Macallè Blues incontra Tony D
(foto: Jordan Craig - per gentile concessione di Tony Diteodoro)
Tony D è, in realtà, il nome d'arte di Tony Diteodoro. Chitarrista canadese, ma di innegabili origini italiane (abruzzesi, per l'esattezza), Tony D oltre che essere stato - ed essere ancora - il leader della Tony D Band, è soprattutto un terzo dell'anima di una delle formazioni più intriganti del panorama blues'n'roots contemporaneo: i MonkeyJunk. Spuntati non proprio dal nulla, nel 2009, con l'album Tiger In Your Tank, mescolando con originalità influenze che raccolgono i lampi più luminosi di vari generi legati al blues, si sono imposti ben presto sulla scena come una delle realtà di indubbio e maggior interesse.
Incontrato in occasione del tour che l'ha visto accompagnare Paul Reddick, quello che segue è il risultato della chiacchierata che Tony D ha concesso a Macallè Blues....
(foto: Giovanni Robino)
Macallè Blues: Tony, cominciamo da una domanda che, penso proprio, nessuno vi abbia mai posto: da dove salta fuori il nome MonkeyJunk?
TD: la vicinanza con gli USA ha sicuramente avuto un ruolo importante in questo ed è anche vero che, molti di noi sono cresciuti ascoltanto il blues americano e il rock’n’roll inglese che, a sua volta, è basato sul blues.
L’altro motivo che ha determinato il fenomeno è stato sicuramente la possibilità di accesso a questi generi di musica e, non solo, attraverso le registrazioni, i dischi. A Ottawa, per esempio, dove sono cresciuto si era creata una forte comunità blues tanto che, a un certo punto, ricordo che c’erano addirittura cinque programmi radiofonici a settimana dedicati a questo tipo di musica. Ecco dove nasceva la domanda crescente di blues. C’erano, poi, molti blues clubs come The Rainbow (che si trova a Ottawa ed esiste da trentaquattro anni!), che avevano come caratteristica quella di proporre grandi artisti blues come Albert Collins, Koko Taylor, Son Seals, Bo Diddley, Buddy Guy;
MB: Monkeyjunk è un solido trio formato, oltre che da te e Steve Marriner alle chitarre (Steve, occasionalmente, suona anche tastiere e armonica) e Matt Sobb alla batteria. Ma che mi dici della tua storia musicale individuale antecedente ai MonkeyJunk?
(foto: Scotty Doubt - per gentile concessione di Tony Diteodoro)
MB: avete scelto di essere una band priva, formalmente, del basso. Di fatto, la funzione di questo strumento è parzialmente vicariata dalla chitarra baritono suonata da Steve, la qual cosa conferisce al suono d’insieme una particolare e originale colorazione timbrica. Ma, soprattutto, non dà la sensazione che il basso manchi. Come è nata quest’idea?