Jeff Dale - Lowell Fulson live! - Macallè Blues

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Jeff Dale - Lowell Fulson live!

Recensioni

Il disco raccontato da...

Jeff Dale

Lowell Fulson with Jeff Dale & The Blue Wave Band

"Lowell Fulson live!"

Pro Sho Bidness Rec. (USA) - 2021

Do you feel it (instrumental)/You're gonna miss me/Too many drivers/Blue shadows/Stoop down baby/Reconsider baby/Do you feel it/Blues pain/Lowell's lollipop/Going to Chicago blues
 
Jeff Dale è uno di quei tanti personaggi, transitanti nel ricco e variegato sottobosco del blues, magari meno noti ai più che, pur nell'ombra, continua instancabile a calcare i palcoscenici da oltre un quarantennio. Chitarrista e autore, nato e cresciuto a Chicago, ha condiviso palco e pensieri con artisti del calibro di Lowell Fulson, Pee Wee Crayton, Albert King, Etta James. Col suo gruppo The South Woodlawners, ha accompagnato regolarmente, e fino alla sua scomparsa, una delle ultime leggende viventi del blues: David "Honeyboy" Edwards.
La sua ultima produzione discografica è una rara ghiottoneria da collezione per amanti del genere. È la messa a disposizione di una vecchia registrazione live, fatta al Club 88 di Chicago, durante la quale Dale, con la sua Blue Wave Band, accompagna una leggenda del blues: Lowell Fulson.
Nell'intervista che segue, con Jeff Dale parliamo proprio di Lowell Fulson live! with Jeff Dale & The Blue Wave Band...
    
 
 
Macallé Blues: Jeff, i lettori di questo sito hanno imparato a conoscerti come chitarrista, cantante e autore blues attraverso un paio di precedenti interviste e recensioni. Allora vorrei approfittare dell’occasione e dell’uscita di questo nuovo disco per chiedere a te, che l’hai conosciuto direttamente, di ricordare loro chi era Lowell Fulson e cosa ha rappresentato, tanto per il mondo del blues quanto per te…
Jeff Dale: bene Giovanni, ricorderò a te e i tuoi lettori chi è stato Lowell Fulson. Lowell Fulson, compositore, chitarrista e cantante, è stato uno dei più influenti giganti del blues del XX secolo. Ha scritto successi come Tramp, Reconsider Baby, Black Nights e Three O'Clock In The Morning (che è diventato il primo grande successo di B.B. King). Ray Charles e il sassofonista jazz Stanley Turrentine hanno fatto parte della sua band nei primi anni '50. Artisti che hanno reso omaggio a Lowell, registrando il suo materiale, sono stati Elvis Presley, Eric Clapton, T-Bone Walker, Freddie King, Gregg Allman, Bobby "Blue" Bland, Otis Redding e Ike & Tina Turner. Capirai che, all’epoca fui ben entusiasta di conoscere un musicista così leggendario;
MB: partiamo dall’inizio, allora. Queste registrazioni risalgono al 1983; all’epoca, tu e la tua band aveste l’occasione di accompagnare un’icona blues con Fulson. Come ti capitò di conoscerlo e come ebbe inizio questa vostra collaborazione?
JD: incontrai Lowell, per la prima volta, in un club di Hollywood nel 1981. Eravamo entrambi ospiti di una blues band canadese chiamata Powder Blues. Chiacchierammo a lungo nel backstage e io ne approfittai per dargli il biglietto da visita della mia band. Così lui mi chiese di recuperare la sua bellissima chitarra Gretch Falcon e di accordargliela. Non aveva con sé nulla con cui accordarla, quindi la accordai facendo riferimento alla prima corda e gli feci presente che la chitarra avrebbe potuto non essere accordata col resto della band. A lui, la cosa non parve importare. Quindi, prese la chitarra, la mise a tracolla e si diresse verso il palco dove la band stava già suonando uno strumentale. Collegò lo strumento all’amplificatore e iniziò a suonare. Fu subito evidente che Lowell non era accordato gli altri strumenti! Suonò, coraggiosamente e comunque e io mi sentii terribilmente imbarazzato, come se avessi deluso il maestro. Con mia grande sorpresa, non molto tempo dopo l’accaduto, mi telefonò. Mi disse: "Jeff, se potessi trovarci delle date in giro per L.A., te ne sarei grato";
MB: quella fu una collaborazione occasionale o piuttosto l’inizio di qualcosa di più regolare e stabile?
JD: suonammo con Lowell dal 1981 al 1984. Durante tutto il 1983, avevo una serata fissa il primo sabato sera di ogni mese al Club 88. In quel club, suonavano principalmente band new wave e punk ma, grazie a noi, i sabato sera lì si trasformarono in una festa blues. La mia band suonava il set di apertura e poi portavamo fuori la guest star per suonare il secondo set. Il nostro cast rotante, fatto di leggende del blues, includeva ovviamente Lowell, ma anche Pee Wee Crayton, Long Gone Miles, Margie Evans e Smokey Wilson per citarne alcuni. E anche i nostri contemporanei presenti sulla scena come William Clarke e Coco Montoya;
MB: quando e come ti è venuta l’idea di pubblicare queste registrazioni?
JD: siccome, lo scorso anno, tutti i miei concerti sono stati annullati a causa delle restrizioni dovute al Covid 19, ho avuto più tempo da trascorrere a casa. Così, ho trovato una scatola nel seminterrato che non aprivo da almeno venticinque anni ed era piena di nastri. Un tempo solitamente portavo un registratore a cassette a ogni concerto per registrare i nostri set. Li riascoltavo in macchina tornando dalle serate e, una volta a casa, finivano in una scatola o in un cassetto. In alcune, rare occasioni portavo anche il mio registratore Tascam a 4 tracce. Accadde così al Club 88, il 5 novembre 1983, dove registrai il nostro set con Lowell. La registrazione, poi, fu gettata in questa scatola insieme ad altre cassette e non l’ho più ascoltata per ben trentotto anni! Una volta riscoperta, ho digitalizzato il nastro ed ero davvero entusiasta di risentirlo dopo tutto quel tempo. Ho preso contatti con chi detiene i diritti d’autore di Lowell e ho ottenuto il permesso per pubblicarlo;
MB: il nastro originale è stato registrato trentotto anni fa. Sebbene la qualità audio sia comprensibilmente un po’ compromessa, uno dei principali meriti di questo cd è di mostrarci un Lowell Fulson superbamente accompagnato e in forma strepitosa, tanto vocalmente che chitarristicamente parlando…
JD: è proprio ciò che mi ha colpito di questo concerto. Lowell, lì, ha suonato alla grande! Noi, gli abbiamo dato il giusto supporto e il pubblico lo ha adorato;
MB: bisogna dire che l’uscita di questo disco è stata anche l’occasione per celebrare il centenario della nascita di Lowell Fulson…
JD: sì, musicalmente parlando, Lowell è stato uno dei miei padri blues; aveva più o meno la stessa età di mio padre - sono morti a un mese di distanza l'uno dall'altro. La mia famiglia aveva da poco festeggiato l'anniversario del centesimo compleanno di mio padre e quando ho deciso di pubblicare questa registrazione di Lowell mi è venuto in mente che quest'anno sarebbe stato anche il suo centesimo compleanno;
MB: come detto, in queste registrazioni, Fulson era accompagnato da te e dalla tua band dell’epoca; raccontaci, allora, qualcosa riguardo a quella che sembra proprio una ben oliata macchina da musica, The Blue Wave Band…
JD: ho formato la Blue Wave Band alla fine degli anni '70 con Lightnin' Dan Sonenfeld, con cui sono amico da quando avevamo cinque anni e vivevamo nel southside di Chicago. La band è nata come quintetto: due chitarre, armonica, basso e batteria. All’inizio, facevamo principalmente cover blues fino a quando non ho iniziato a introdurre le mie canzoni nei nostri concerti. Questo mi ha indotto ad aggiungere i fiati e, conseguentemente a rinunciare all'armonica. Lowell è stato uno dei maestri del blues con cui abbiamo suonato. Lui mi ha incoraggiato molto a scrivere e a esprimere i miei sentimenti. La Blue Wave Band è stata la formazione con la quale ho registrato diecimila ore dal vivo. Tutti grandi musicisti e grandi persone. Anche se la band non esiste più dai primi anni '90, siamo ancora tutti amici;
MB: la scaletta dei brani presenti ci da l’opportunità di ascoltare alcuni famosi hit di Fulson comeToo Many Drivers’, ‘Reconsider Baby’ e ‘You’re Gonna Miss Me’, ma anche alcune covers come ‘Blue Shadows’ di Lloyd Glenn, ‘Stoop Down Baby’ del Rev. Wilkins e il classico di Jimmy Rushing ‘Going To Chicago’….
JD: già; e pensa che, mentre esaminavo il contenuto di altre scatole, ho ritrovato anche la scaletta di un’altra serata che abbiamo fatto con Lowell che includeva pezzi come Tramp, Black Nights, Love Her With A Feeling e Everyday I Have The Blues. Lowell aveva un repertorio di grandi canzoni;
MB: nello strumentale iniziale ‘Do You Feel It’ troviamo anche il lato più funky di Lowell Fulson...
JD: a Lowell piaceva suonare quella canzone con noi come se fosse un pezzo da discoteca. È stato divertente vedere tutta la gente sulla pista a ballare;
MB: durante il concerto dal quale è tratto il disco, anche un ospite speciale si è unito alla tua band: si tratta di Marshall Crayton, nipote del famoso chitarrista Pee Wee Crayton, al sax tenore….
JD: sì, Marshall suonò per un po' con noi in quell’epoca. Anche se era il nipote di Pee Wee, aveva più o meno la stessa età mia e dei ragazzi della band. Ovviamente, suonò con noi anche quando accompagnammo Pee Wee, ma in quel periodo fu ospite della band abbastanza regolarmente anche quando avevamo altri artisti come headliners. Grande musicista e grande persona Marshall! Ci siamo persi di vista verso la fine degli anni '80, ma dopo aver trovato questi nastri (e anche altri più lo-fi registrati sempre con Marshall) ero intenzionato a rimettermi in contatto con lui. L'ho cercato su Internet e, alla fine, ho trovato una delle sue sorelle e lei, dopo trentacinque anni, ci ha rimessi in contatto. Sono stato così felice per questo;
MB: cosa hai provato quando hai ritrovato questi nastri, dopo tutto questo tempo, e cosa rappresenta per te questo disco?
JD: prima di tutto, sono stato felicissimo di aver ritrovato e ascoltato di nuovo Lowell. Mi ha riportato alla mente una tale quantità di ricordi: suoi, della band e del mio apprendistato nel mondo del blues. I primi soldi guadagnati suonando risalgono alla mia tarda adolescenza; quindi, è un mondo che frequento da, ormai, quarantacinque anni e ho intenzione di continuare a suonare e registrare ancora per molto, molto tempo. Quando avevo vent'anni e, suonando, incontravo quei maestri del blues che oggi non sono più tra noi, non riuscivo a capire perché desiderassero tanto essere accompagnati da musicisti molto più giovani di loro. Ora che il musicista più anziano sono io, avendo suonato con musicisti molto più giovani di me, ho capito perfettamente il motivo: c'è un'energia sul palco tipicamente giovanile che, con gli anni, si dissolve. Ascoltare Lowell suonare e cantare con così tanto sentimento durante quella serata mi ha riportato al punto di partenza e mi ha fatto venire voglia di andare avanti!
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